Caterina Campodonico, ‘a Besagnina

 

Nel 1804 nacque a Genova Caterina Campodonico; popolana semplice, semianalfabeta, come mestiere faceva la “merciaia ambulante”, ossia girava instancabile sagre e mercati di Liguria e basso Piemonte, vendendo dolcissime merci: collane di nocciole (dette “reste”), biscotti canestrelli e amaretti , tutti confezionati da lei.

Nonostante le reste fossero un noto portafortuna per i fidanzati – era uso comprarle nei mercati, per avere la garanzia di un matrimonio felice – Caterina nei sentimenti non fu affatto fortunata.

Sposata giovanissima con un tal Giovanni Carpi, fannullone alcolizzato e violento, ben presto si separò; ma visto che ad abbandonare il “tetto coniugale” era lei,  fu costretta a dargli ben 3000 franchi (somma notevole allora) come “buonuscita e mantenimento”.

Anche gli affetti familiari erano carenti; le sorelle di Caterina, regolarmente maritate e con truppe di figli, mal giudicavano questa donnina troppo “indipendente” per l’epoca.

Viaggiare da sola, percorrendo chilometri onde raggiungere i mercati di paesi e città lontani, essere sempre in contatto promiscuo con colleghi uomini non era cosa giudicata seria.

E poiché Caterina proprio grazie al suo lavoro era conosciuta, stimata e guadagnava parecchio, il parentado pensava malignamente che gran parte di quel denaro non provenisse solo dalla vendita dei dolci.

Ma nonostante la poca stima che avevano di lei, battevano cassa in continuazione definendola ” ‘a lalla (zia) ricca”.

Nel 1880 Caterina si ammalò gravemente e i familiari, appena si mise a letto, anziché curarla iniziarono a litigare ferocemente – e di fronte a lei – per dividersi l’eredità.

Ma Caterina guarì e la prima cosa che fece quando uscì di casa fu quella di andare nello studio di Lorenzo Orengo, uno degli scultori del “realismo borghese” allora più famosi in Italia, e di commissionargli un monumento funebre: il suo.

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Alla faccia dei parenti, investì ogni risparmio in quel lussuoso simulacro che la ritraeva fiera con in mano gli strumenti del mestiere; le reste di nocciole e i canestrelli.
Da Giambattista Vigo, poeta allora assai in voga, volle il testo da mettere sulla lapide.

Nel 1881 la statua venne posta nel Porticato Inferiore a Ponente, numero 23, del Cimitero Monumentale di Staglieno.

Ne parlò la stampa, raccontando la storia della popolana; e i genovesi accorsero a frotte ad ammirare la Caterina di marmo, con la sottana in broccato, la camicetta in pizzo come il grembiule, lo scialle a frange, gli anelli e gli orecchini in delicatissima filigrana: e lei, viva e vegeta, si poneva soddisfatta in posa a fianco della sua “gemella”.

L’ammirazione dei cittadini raggiunse però livelli assai discutibili: portavano fiori e accendevano lumini di fronte a quella statua, che consideravano – vista la storia della committente- portatrice di danaro.
E la cosa  fece imbufalire le autorità cittadine ed ecclesiastiche che vedevano giustamente in quei gesti assurdi un attentato alla sacra compostezza del luogo.

Il 7 luglio del 1882 Caterina morì; dopo i funerali solenni nella chiesa di Santo Stefano, venne accompagnata al cimitero da un immenso corteo.

Alcune donne vinsero un terno al lotto giocando i numeri della sua dipartita e da allora il monumento è meta, oltreché di turisti provenienti da tutto il mondo, anche di giocatori che accendono speranzosi ceri.

© Mitì Vigliero

 

A proposito di Placida Signora

Una Placida Scrittora ligurpiemontese con la passione della Storia Italiana, delle Storie Piccole, del "Come eravamo", del Folklore e della Cucina.


52 Replies to “Caterina Campodonico, ‘a Besagnina”

  1. Ottima lettura per festeggiare questa giornata particolare (che poi sia lei che almeno un’altra si chiamino Caterina…)
    Un abbraccio e buon sabato, Mitì.

  2. Un bellissimo post per “celebrare” questa giornata!
    Un abbraccio Mitì e buon fine settimana :-)

  3. concordo con il tuo modo di ricordare,non festeggiare noi donne, l’8 marzo lo delego alle pupattole,che pupattole continuano ad essere x compiacere i maschietti siliconandosi ecc… non ho nulla contro x qualche mini mini aggiustatina,passando la boa degli anta,ma per essere dignitose x noi stesse e x non dispiacere agli altri giovani che ci guardano x già in odore di senilità, ecc…. buona giornata PS: dimenticavo bellissimi i riferimenti scultori del cimitero ,anche a perugia era un monumentale, specialmente x le 2 ali-gallerie con sculture dei primi’900 scultori del calibro bruschi ecc… e il cimitero di sant’Angelo di ischia, l’anacattolico di Capri ecc…

  4. Che bella storia, alla fine Caterina è un buonissimo esempio di emancipazione e di forza di volontà femminile.
    Auguri a te MITì e a tutte le lettrici di questo blog!

  5. Grazie Mitì per gli articoli che hai scritto su donne che hanno vissuto affermando la loro femminilità e personalità a costo di andare controcorrente e di essere equivocate perchè di fatto hanno precorso i tempi. Donne “imperfette, ma vere”, forse inconsapevoli antesignane della par condicio, ma uniche e speciali per avere avuto la consapevolezza che bisogna vivere in base alle proprie aspirazioni, anche se poco o per nulla condivise dagli altri.
    La Giornata internazionale della Donna è l’occasione per ricordare che il cuore e il cervello designano le persone, a prescindere dal sesso di appartenenza,in un’ottica di libertà e rispetto reciproco .

  6. Bravissima. E grazie anche da parte mia per aver celebrato così, con tanta intelligenza , saggezza e vera femminilità.

  7. Io invece di faccio gli auguri, come donna e come persona, per le cose belle che fai e che scrivi.:)

    Caterina mi piace molto, la storia è bellissima, anche io conosco tante donne in gambissima che hanno fatto grandi cose (ma non la propria statua, purtroppo), per esempio le mie nonnne! Cose pratiche, cose concrete, in grande, cose che i loro mariti non erano in grado di fare…:)

    Questo giorno lo dedico a loro e a noi. Ciao Mitì

  8. Grazie Mitì, ma credo che ci sia ancora tanto da scrivere con ironia e serietà per far conoscere l’universo femminile cui apparteniamo.

  9. Bellissima, quella statua coi merletti e le corone, così come la sua storia. L’elenco delle “tue” donne, Mitì, compongono un’antologia da otto marzo decisamente intelligente: donne come noi, che siamo milioni di milioni. Imperfette ma vere.
    At salut!

  10. i fiorai? mica c’è una legge che obbliga a comprare la mimosa oggi! è che siamo tutti stereotipati e la domanda aumenta e di conseguenza………
    gli alberghi fanno prezzi diversi(su stessi costi) da 100 anni e nessuno ha niente da dire……..

  11. Che bella questa storia, non la conoscevo. Mi unisco senza indugi a chi preferisce ricordare, sottolineare, riconoscere, piuttosto che festeggiare (festeggiare che? chi? perché? noi ci siamo tutti i giorni!!!).

  12. Grazie Mitì. Hai ragione, queste figure di donne sono quelle che hanno contribuito alla nostra emancipazione.
    Che poi l’8 marzo, non lo vedo proprio come una festa; piuttosto un momento di riflessione, un’occasione per fare il bilancio di quello che abbiamo raggiunto e di quello che vogliamo diventare.
    Purtroppo c’è ancora molta strada da fare…

  13. Bellissima storia.
    Auguri a tutte le donne che ogni giorno portano sulle spalle la fatica quotidiana, che fanno girare il mondo, mentre un determinato potere maschile vorrebbe trasparente.
    Auguri a tutte Noi.

  14. in ritardo a fine giornata ma eccomi qui.
    Una storia commovente. Una donna battagliera per i tempi, davvero coraggiosa e grintosa. Molto spesso è difficile farsi onore e rispettare ancor oggi dopo anni di emancipazione femminile, a quei tempi era quasi impensabile e impossibile una donna così. Buona serata e un abbraccio
    PS: è sempre un piacere passare da te…è davvero istruttivo e interessante tutto ciò che racconti.
    Per quanto riguarda le mimose la penso esattamente come te :) ciao

  15. concordo con te sul profumo però pensare che il prezzo della mimosa è colpa del fiorario…..

  16. Gentile amica, io mi reco spesso a Staglieno perche’ sono socio dei Crematori; ti ringrazio per la tua segnalazione, cosi’ andro’ a vedere la statua di Caterina che sconoscevo.
    Ricevi anche da me un virtuale mazzo di mimose. Cari e cordialissimi saluti da Sebastiano
    (Gradirei un tuo parere su quanto ho scritto oggi nel mio blog, ricordando Odoardo Spadaro)

  17. mi stò scervellando per ricordare in quale sagra siciliana per patrono si vendono le collane con le nocciole che noi chiamiamo nuciddi, buona giornata ,se passi da me trovi un profumato caffè

  18. Ottimo modo per ricordare tutte le donne che hanno sofferto, amato, lavorato e vissuto, fuori da isterie e rigurgiti fuori tempo.
    Un bacio e tanta mimosa a tutte, anche se in ritardo.

  19. MITI’ Mi piace il tuo modo di celebrare
    l’8 Marzo. Oggi pero’ sono particolarmente triste: la mia amatissima gatta mi ha lasciato e ha scelto di morire proprio
    l’8 marzo. Avrà pensato che cosi’ facendo non l’avrei piu’ scordata, ma si sbagliava,
    perchè anche se la sua dipartita fosse avvenuta in un qualsiasi altro giorno dell’anno , Tina resterà sempre viva nel mio cuore. Un caro saluto a tutti.