Una Storia Profumata

L’Acqua di Colonia 

Nel 1666 nacque a Crana, in Valle Vigezzo, Giovanni Paolo Feminis il quale, ancora ragazzino, emigrò in Germania per far fortuna come commerciante.

Giunto a Colonia aprì una distilleria-erboristeria specializzata nella vendita dei profumi, soprattutto dell’ “Aqua mirabilis”, un’acqua profumata medicamentosa a base d’alcol e basata su un’antichissima ricetta conventuale, creata cioé nei conventi da frati erboristi, di cui il Fermis era venuto in possesso.

Una trentina d’ anni dopo un suo cugino, Giovanni Maria Farina, sempre vigezzino , partì dal paese natio Santa Maria Maggiore per recarsi pure lui a Colonia per dirigere di una ditta di spedizioni; giunto lì si occupò anche della ditta del Feminis, lanciando l’Acqua mirabilis col marchio di “Eau admirabile de Cologne”, rilevando l’antica casa produttrice e fondando la  “Johann Maria Farina Gegenuber dem Julichs – Plaz”.
 

Nel 1806 infine, un altro Giovanni Maria Farina, nipote del primo, stavolta partì da Colonia per trasferirsi a Parigi: qui, con una sua nuova società, divulgò alla grande il profumo, chiamandolo “Eau de Cologne Jean Marie Farina”.

Da allora, grazie alle bottigliette dalla forma decisamente “napoleonica” e chiuse da un minuscolo tappo  (le stesse tutt’ora in commercio) e contrassegnate dal numero 4711 (numero civico del negozio storico sito in Glockengasse, Colonia)  l’Acqua di Colonia divenne l’odore ufficiale di cortigiani e sovrani di tutta Europa e fondendosi in seguito alla celeberrima casa Roger et Gallet, che sancì per sempre l’enorme fortuna del prodotto.

Dalle sue origini al periodo napoleonico, l’Acqua di Colonia ebbe molto successo perché considerata un medicinale portentoso, capace di curare e preservare da ogni malattia, peste compresa.

In realtà, essendo a base d’alcol, le sue qualità potevano essere solo quelle di disinfettante della pelle; si trattava di periodi storici in cui l’igiene personale era considerata più o meno un optional, e quindi l’aqua mirabilis faceva in fondo le veci dell’acqua normale.

Nel 1810 però Napoleone Bonaparte, visto l’immensa diffusione che prodotto e la diffusa falsa credenza che si trattasse di una panacea, emanò un severo decreto imperiale in cui si proibiva di pubblicizzarla come farmaco , a meno che i produttori non ne rendessero pubblica la formula.

E visto che già allora erano già in moltissimi quelli che, ovunque in Europa, si erano messi a fabbricare decine di “vere e originali” acque di Colonia, piuttosto che svelare formule del tutto diverse si preferì da allora evitare di citarne le terapeutiche virtù.

In realtà quasi tutte le acque di colonia classiche tutt’ora esistenti sono costituite prevalentemente da essenze di agrumi (bergamotto, limone, arancio dolce e amaro), unite a varie altre erbe aromatiche quali rosmarino, timo, lavanda, citronella e melissa.

Ma della prima, originale ricetta, quella scritta sull’antica pergamena conventuale usata dall’emigrante vigezzino Fermis, purtroppo non se ne è mai più trovata traccia.

© Mitì Vigliero

A proposito di Placida Signora

Una Placida Scrittora ligurpiemontese con la passione della Storia Italiana, delle Storie Piccole, del "Come eravamo", del Folklore e della Cucina.


38 Replies to “Una Storia Profumata”

  1. in questo caso si può ben dire che…noi italiani abbiamo “colonizzato”…il MONDO….

    qui un racconto sulla colonia di Colonia..

    Da Milano a Colonia e viceversa
    del Senatore Paolo Mantegazza

    Avevo deciso, or son pochi mesi, di fare un giro nella Germania meridionale e sopratutto di percorrere tutto il Reno da Basilea a Rotterdam, visitando a passo a passo quel Vater Rhein (Babbo Reno ), che i tedeschi non possono nominare senza che il loro cuore batta più forte, e la fronte guardi più in alto; quel fiume che ha fatto tanti poeti, che fu macchiato da tanto sangue e che, toccando i due poli del sensibile e del soprasensibile, ha dato al nostro palato quel nettare d’ oro che si chiama Vin del Reno, e ai nostri occhi quella meraviglia dell’arte, che è la Cattedrale di Colonia.

    Avevo fatto la mia visita di congedo a tutte le belle signore e a tutte le belle signorine, che formavano il mio Olimpo estetico, e a tutte avevo chiesto i loro ordini. – Dieci furono le visite e dieci le commissioni. Una bionda figlia d’Arminio, esule dalla patria da molti anni, sospirando profondamente, mi aveva detto: – Mi porti una bottiglietta dell’acqua del mio fiume; del Vater Rhein!

    Un’altra, milanese fino nel più profondo midollo della sua anima, sorridendo con benigna malizia, mi aveva pregato di portarle… la Cattedrale di Colonia.

    Le altre otto, quasi si fossero date convegno, mi avevan tutte rivolte la stessa preghiera :

    – Portatemi dell’Acqua di Colonia, della vera Acqua di Colonia, dell’ Acqua di Colonia del Farina.

    Partii sperando di esser più fortunato di un mio amico, che, partendo per l’ India, aveva promesso a tutte quante le sue conoscenze femminili di portar loro una pelle di tigre; s’intende bene di una tigre uccisa da lui, e invece ne aveva potuto regalare una sola; perchè le pelli di tigre costano troppo. L’aveva comprata da un pellicciajo di Milano.

    Io invece avrei portato alla tedesca la bottiglietta del Vater Rhein; alla milanese una fotografia della Cattedrale di Colonia, e alle altre otto dell’ Acqua di Colonia; della vera, della genuina acqua del Farina. E mostrandomi con tutte cortesissimo e ubbidiente, non mi sarei rovinato.

    Eppure: eppure non me lo crederete, ma io fui più infido del mio amico delle pelli di tigre. Statemi a sentire.

    il resto qui…

    http://www.braidense.it/scaffale/colonia.html

  2. si infatti l’acqua di colonia mi è sempre piaciuta è l’eau du toilette che mi ha sempre lasciato un pò interdetto acqua del gabinetto:)

  3. Cara Mitì, spero di darti una mano per la tosse (e in generale per le infreddature, come le chiamava la mia nonna). In un pentolino fai bollire per tre minuti esatti, nell’acqua, un paio di chiodi di garofano e un po’ di cannella. Spegni e lascia riposare per venti minuti. Alla fine strizzaci dentro il succo di mezzo limone e mettici un cucchiaio di miele. Rigira, bevi (è anche buona) e infila immediatamente sotto le coperte! La ricetta non è mia (io comunque ho gestito un’erboristeria), è del Dott. Speciani, ma l’ho sperimentata varie volte con risultati sbalorditivi! Nessun problema se prendi farmaci. E complimentoni per la storia dell’Acqua di Colonia!

  4. Che bella questa storia che ci riporta all’immagine di Italiani che si sono affermati, all’estero, per creatività e imprenditorialità. In questi giorni certi parallelismi tendenzialbuonisti mi hanno un po’ annoiata… Non sapevo che 4711 fosse il numero civico… Un abbraccio :-)

  5. E’ l’unico profumo che tutti gli uomini della mia famiglia abbiano sempre usato, da generazioni. Anche se io noto una diversa persistenza fra quello che usava mio nonno e quello che uso io; il suo era più intenso. O forse sono i ricordi che me lo fanno apparire così.

  6. Beppe, i ricordi fanno molto. Però anch’io ho il sospetto che un tempo le “acque” di tutti i profumi fossero più persistenti; duravano di più, rimanevano sui vestiti… Forse oggi le diluiscono di più, risparmiando sull’ essenza di base. Chi lo sa :-)

  7. talmente diluiti che si potrebbe dire che…”è-senza”…l’è-senza(da pronunciarsi alla toscana)..

    …Cineserìe…?????

  8. oppure che…non esistono più i nasi di una volta(naturalmente fra gli annusatori di aromi che usano le case produttrici di profumi per i test)..

  9. Ma dai, ero del tutto ignara dell’origine italiana dell’acqua di colonia!
    (non avevo nemmeno fatto il collegamento colonia=Colonia; sono un po’ scarsina in geografia…)
    Cara Mitì, prendi lo sciroppo, stai al caldo, riguardati e fai la brava, ché qui ti s’aspetta in forma! :)

  10. Ciao Mitì, sorrido dopo lo sbalordimento per la coincidenza: l’altro ieri ero a Colonia, sono passato anche dalla biondona del 4711 lì vicino al Dom, e proprio oggi ho riportato su Cut’n’Paste due brani tratti da wikipedia sullo stesso argomento.

  11. Stefano, in questi giorni d’influenza voi ometti potreste fare il bagno nel Coty o nel Lisoformio, che io non me ne accorgerei per nulla…;-D

    Un lievissimo profumo non mi spiace, ma non di dopobarba, concordo.

  12. Ne ho comprata una miniboccettina per la Caju, insieme ai fazzolettini rinfrescanti della stessa linea: stamane è stata assai orgogliosa di ricevere un pensierino da quasi signorina.

    A Colonia ero in gita giornaliera (dalla base di Düsseldorf, dove ho soggiornato in questi giorni).

    La biondona era gentile e carina, sebbene su quest’ultimo punto non potesse competere con la poliziotta che ha accettato di farsi ritrarre insieme a me dalla mia amica fotografa (con un piccolo strappo al protocollo, visto che erano schierati per via d’una manifestazione curda in corso accanto alla cattedrale).

  13. Ma sai che io la uso l’acqua di Colonia? per ricordarmi uno dei profumi della mia infanzia, faccio come la mia nonna Mimi (quella che si chiama come me!) che prima di uscire ne mette sempre due gocce sul fazzoletto! trovo che sia un gesto antico e molto femminile…sono proprio una nostalgica!

  14. Mi dispiace tanto per la tosse, è così noiosa, si dorme male e si resta tutti scompaginati. Due consigli micro!1.Sciroppo di lumaca, loso-loso, il nome è repellente, ma…funziona e non spacca lo stomaco, ma è roba seria, non devi inseguire le cornina con un cucchiaio, è già pronto! Se non lo trovi o non vuoi trovarlo, che poi è lo stesso, scalda un cucchiaio di miele e sciogli il succo di un limone succoso, spremuto. Ricetta di casa, sperimentatissima. Spero funzioni. Ciao

  15. Pingback: Aromi sul balcone | Missk Lorina

  16. Da circa un anno, a varie fasi, sono alla disperata ricerca della formula originale dell’acqua di bellezza della Regina Isabella d’Ungheria,so che è un distillato di rosmarino vi sono diverse, ma non quella originale che pare l’abbia nel suo libro Giuseppe di Vito Franceschi, noto naturopata di Pescara, credevo fosse morto, invece è anziano, ma vivo,ho rintracciato la sua erboristeria oggi gestita dai figli,il libro è esaurito e loro ne hanno una copia che non danno nemmeno sotto tortura. Ho inviato un’amica che era lì di passaggio,ma il libro glielo hanno fatto solo vedere, non le hanno permesso di fare nemmeno delle fotocopie. Qualcuno mi può aiutare? Grazie

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