La Casa del Perché

(foto © Elisa Gianola)

L’autostrada A12, la Genova-Livorno, percorre nei suoi primi (o ultimi, a seconda di dove si viene) 20 km quella zona antica e verdissima che si chiama Val di Vara.

Intorno vi sono boschi fittissimi in cui l’uomo era presente già quarantamila anni fa, nel Paleolitico Medio; e alle pendici e sulle vette dei monti ombrosi stanno aggrappati centinaia di paesini millenari, di quelli che paiono caduti dalla gerla del buon Dio quando camminava per l’Italia distribuendo campanili.

Sono luoghi pieni di magia, in cui aleggia spesso un’atmosfera incantata non sempre felice, ma talvolta sottilmente inquietante, che pare voglia narrarci storie strane.

Se per caso vi troverete sulla A12, dopo Brugnato venendo da Nord-Ovest, date un’occhiata fuori dal finestrino; vedrete sulla vostra sinistra una lunga bassa collina, sulla cui cresta è appoggiato un paesino di poche case tutte raggruppate, orientato a mezzogiorno.

Si chiama Cavanella di Vara, ed era uno dei tanti feudi fortificati dei Malaspina; sul fortilizio principale del 1508 posa ancora l’abside della chiesa parrocchiale, ma questa è un’altra storia.
Dicevo…guardando il paese dal finestrino della vostra auto, osservate le case: la prima venendo dal Nord (l’ultima venendo dal Sud), è una casa all’apparenza normale, tipica di quei posti, piccina, quadrata, a due piani, dipinta di rosa e con quattro finestre verdi, quasi sempre chiuse.

Ma la cosa strana è che sulla facciata, esattamente al centro fra le quattro finestre, vedrete un enorme punto interrogativo dipinto con la vernice nera: ed è sempre dipinto di fresco.

Il primo ad accorgersene e a cercare di saperne il motivo fu Mario Soldati all’epoca in cui la A12 era appena stata costruita; arrivando da Milano per raggiungere la sua casa di Tellaro, la vedeva ogni volta.

Interrogando un giorno gli abitanti del luogo ebbe scarse notizie, trovandosi quasi di fronte a una sorta di renitenza affettuosa tipica di chi vuole tutelare qualcuno del gruppo; ciò lo racconta nel libro intitolato appunto “La casa del perché” (Mondadori).

Ma Renzo Tolozzi, compianto amico, libraio antiquario di Pontremoli, fondatore e presidente del Premio Bancarella, me ne raccontò in seguito la storia.

La casa apparteneva a un uomo emigrato sin da ragazzo in Scozia; lì fece fortuna come gelataio, lavorando come un matto e avendo come idea fissa quella di poter tornare al paese per passarvi una vecchiaia serena.

Messa da parte una piccola fortuna, finalmente tornò a Cavanella con la moglie e il figlio scozzesi; ma una volta arrivato lì, in pochissimo tempo accadde di tutto.
La moglie improvvisamente si ammalò e morì; il figlio perse la vita in un incidente e lui iniziò a perdere la vista.

Allora fece dipingere sulla facciata quell’enorme punto interrogativo, come a chiedere “Perché mi è accaduto tutto questo?”.

E quando se ne andò, lasciò scritto agli eredi che quel punto interrogativo avrebbe dovuto rimanere per sempre dipinto di fresco su quella casa, come una disperata domanda gridata con rabbia al Destino che gli aveva distrutto ogni sogno.

© Mitì Vigliero

A proposito di Placida Signora

Una Placida Scrittora ligurpiemontese con la passione della Storia Italiana, delle Storie Piccole, del "Come eravamo", del Folklore e della Cucina.


47 Replies to “La Casa del Perché”

  1. Quante volte, nella vita, gli esseri umani gridano al cielo questa domanda?
    Bello e commovente questo post.

    Rosy

  2. perchè! perchè!… a tutti può succedere di gridarlo… ma nessuno..risponde.
    Purtroppo!!

    Mitì, le truppe cammellate sopravvivono?

  3. Certe volte te ne succedono talmente tante e in così poco tempo che viene quasi naturale urlare i tuoi “perché” al destino, anche se purtroppo non c’è mai nessuno che ti risponda.

  4. e lo sò che è zuppa di storia, sapessi quante me ne fà scoprire quando vado a roma isabella(sciallieventagli) l’ultima scoperta sono state le fontanelle romane sconosciute una di queste in via lata mi sembra , traversa di via del corso ecc… buon proseguimento di gioenata ciao

  5. Caravaggio, sto raccogliendo da tempo la storia di alcune stranisime fontanelle romane. Un giorno ne parlerò. La prossima volta che vedi Isabella, salutamela caramente. Mi spiace tanto abbia chiuso il blog; spero di ritrovarla presto in “altra forma”! :-**

  6. Giobbe in Val di Vara. Interessante. Sono stata a Brugnato qualche tempo fa. Non trovi anche tu che l’atmosfera sia sospesa in una leggera nebbia ? (sfido, tutta quell’acqua)

  7. Sa tanto di quelle storie che ti si ficcano in testa, una curiosità che spesso non trova risposta di fronte a paesaggi, case e affini inconsueti ma che uno vede spesso…finalmente per una volta abbiamo la risposta…che vabbè, è una domanda …però non si può avere tutto, no? Placida da’ un’occhiata al mio commento nel post di sotto, è importante! ;-)

  8. Regi, a Brugnato c’è un’umidità spaventosa (e ciò spiega quel verde lussureggiante). Ma d’inverno, anche se splende il sole sino a pochi km prima e dopo, lì spesso ci sono nebbia e ghiaccio. E spesso s’alluviona tutto…Climaticamente selvaggia come zona :-)

  9. Noe, ti ho risposto mentre scrivevi qui! Non vedo l’ora di conoscere la tua mamma, e starle vicina quanto vorrà in questa blogpalla! Un bacio ad ambo :-**

  10. sei un angelo, come al solito ;-) pst pst non dirle niente ma ho intenzione di farle rispondere a breve al tuo commento, così muoverà i primi passi ihihihih!

  11. come sempre molto interessanti i tuoi post con tutti i richiami storici messi lì per benino… eh eh , te lo posso dire buone vacanze ? si ? Buone vacanze allora :-*

  12. A volte quando si verificano episodi non graditi, sono solita guardare in cielo e dire, ehi lassu’, state a fa’ i straordinari per me? grazie! la prossima volta lavorate de piu’… E’la mia maniera di chiedere “perche'”. CIAO MITI’.

  13. Una storia davvero curiosa e interessante, pur nel suo essere tragica. Chissà però quanti punti di domanda inespressi ci sono in giro per l’Italia…

  14. Avevo un amico con un grandissimo amore scozzese. Si sposarono con grande gioia ed ebbero un figlio bellissimo, che lei chiamava Sunray con orgoglio. Improvvisamente lei si ammalò e, nonostante una fiera lotta, dovette lasciare qui i suoi amori. Da allora non ho più cercato il mio amico, perchè mi sono quasi sentito in colpa per la mia felicità contrapposta alla sua tragedia. E quel punto interrogativo ce l’ho impresso nel cervello. A fuoco.

  15. Forse quel gelataio, a suo modo, era un filosofo; senza parole, ma con un solo segno, ha espresso tutto il senso della vita: un insieme di interrogativi senza risposte, dall’inizio alla fine.
    Un abbraccio :-)

  16. No. E non so come la prenderebbe se dopo sette anni lo cercassi all’improvviso. E’ uno dei pochi crucci che ho, una delle poche decisioni che non riesco a prendere. Una delle poche incombenze che continuo a rimandare.

  17. Lesorja, capisco il tuo cruccio, molto bene. La reazione di un avvicinamento è “individuale” in casi come questo.Potrebbe esserne felice, oppure amareggiato, visto che non ti ha più sentito da allora. Se non ti ha cercato lui in questi anni, forse è perché ripensare a quel periodo gli fa ancora male. Chi lo sa…

  18. scusa se mi permetto, ma tu essendo ferrata anche in tradizioni locali e no, puoi x favore dirmi qualcosa sulla festa di cogorno(genova):addiu du fantin, mi è stato chiesto da un blog amica che vive in brasile , ma italianissima d’origini grazie buona serata

  19. Un gelataio in scozia? Ah però, questa si che è una storia interessante!

    Sai che ti dico? Dovrebbe esserci su ogni casa un punto interrogativo nero e grosso, perchè di cose che proprio non si spiegano ce ne sono nella vita di tutti…

  20. “quelli che paiono caduti dalla gerla del buon Dio quando camminava per l’Italia distribuendo campanili. ” è per frasi come questa che ogni giorno ti leggo con infinito piacere :-D metti la poesia ovunque

  21. grazie grazissime x i siti segnalatomi e passati, pensa interessano ad una amica blog, con nonni italiani, ma che ormai è brasiliana, ma che ama tutto quello che è stata l’italia dei suoi nonni, smac@@@@@@

  22. Parto con i complimenti, dato che da molto leggo questo blog e lo considero uno dei migliori che ho mai incontrato in rete. Quel punto interrogativo, è “favoloso”. Oggi sono in partenza per Milano e in poche ore ci passerò due volte. Non ci ho mai fatto caso ma data la spiegazione …

    In questo periodo dovrei tatuarlo sulla mia zucca pelata un punto interrogativo, ma spesso c’è un perché anche se non lo si riesce a vedere. Un abbraccio, Filippo

  23. Pingback: Placida Signora » Blog Archive » Ecco la Casa del Perché

  24. guardavo quella casa da anni, ogni volta facevo mio quel punto interrogativo, immadinavo il senso, il motivo, il perchè, la risposta. oggi l’ho rivisto e ho deciso di cercare su internet la verità. trovata qui. commovente, lontana da tutte le mie fantasie e così logica. non ho trovato una risposta, perchè quel puntp è solo domanda, domanda che gira su se stessa e fa nascere mille altro domande, mille altri punti interrogativi…

  25. La foto della casa può essere vista anche da qui:www.amalaspezia.eu\cavanella_vara.htm
    Grazie per far conoscere i nostri posti.

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