Un cimitero fra cavoli e Hitchcock

Dedicato a lei e a loro 

  A Torino, nel 1776, tra l’Arsenale e il corso della Dora venne costruito il cimitero di San Pietro in Vincoli; poiché si trovava fuori le mura e in mezzo a campi coltivati a verze , i torinesi – corrompendo foneticamente quel “vincoli” lo chiamarono “San Pé dij Coi” (San Pietro dei Cavoli).

Il cimitero era un piccolo gioiello d’archittetura; rettangolare, di stile tipicamente settecentesco, con all’interno – sui tre lati del perimetro – un porticato che ospitava le cripte dei nobili  che esistevano, simili a catacombe, anche nei sotterranei del porticato.
Al centro un ossario e dei pozzi per i corpi senza bara, dove finivano le salme dell’Ospedale dei Pazzi, delle Orfane e dei fedeli di una decina di parrocchie urbane.

Subito quel camposanto acquistò una fama più lugubre del dovuto; un po’ perché la zona al suo esterno venne destinata alla sepoltura di suicidi e giustiziati (da qui l’altro suo nome,  “cimitero degli impiccati”), un po’ perché una disposizione regia aveva permesso che i cadaveri dei condannati a morte fossero usati nelle lezioni di anatomia dell’Università, e le lezioni si svolgevano nei sotterranei a lume di candela.
Ma non solo; proprio perché di piccole dimensioni e super affollato, ben presto San Pietro divenne luogo intollerabile per chi abitava vicino; le condizioni igieniche erano tremende, nei giorni di caldo l’aria era ammorbata dal fetore che sortiva dai tumuli.

Nel 1852, lo scoppio della Polveriera dell’Arsenale lo danneggiò gravemente, buttando all’aria tombe e sepolcri; due anni dopo i residenti di Borgo Dora ottennero che almeno gli impiccati fossero trasferiti al Cimitero Generale, trasferimento ottenuto anche per i cadaveri dei pozzi comuni.

Poco per volta San Pietro cadde nell’incuria più assoluta;  cani randagi – simili alla derelitta cagna dei Sepolcri foscoliani (vv 78-80) – raspavano fra le fosse, vandali distruggevano e depredavano i monumenti delle tombe, satanisti rubavano le ossa, la Cappella devastata da scritte sacrileghe.

Il cimitero fu infine sconsacrato e chiuso.

Oggi è resuscitato in veste completamente diversa; lo spazio dove venivano sepolti i senzadio è diventato un posteggio.
L’interno del camposanto, restaurato, ospita in estate spettacoli teatrali e musicali alternativi.
E nella Cappella si trova – come sede “provvisoria” dal 1986 – la fantastica Biblioteca Internazionale di Cinema e Fotografia Mario Gromo; 25mila libri, migliaia fra riviste e giornali – eredità del Gromo, storico critico cinematografico de La Stampa.

In uno spazio purtroppo assai angusto, fra pareti istoriate di simboli sacri e ossa sbalzate nel marmo, studiosi provenienti da tutto il mondo consultano testi del ‘500 relativi ai primi studi di ottica e immagini in movimento, sfogliano “Cahiér du cinema”, osservano la caricatura che Hitchcock fece di se stesso durante una  visita a Torino, autografandosi il pancione: e di certo l’ambiente e la storia che oggi racchiudono quei tesori, ad Alfred sarebbero piaciuti moltissimo. 

©Mitì Vigliero

A proposito di Placida Signora

Una Placida Scrittora ligurpiemontese con la passione della Storia Italiana, delle Storie Piccole, del "Come eravamo", del Folklore e della Cucina.


38 Replies to “Un cimitero fra cavoli e Hitchcock”

  1. Perché “provvisorio” in Italia significa sempre “ultraventennale”?? ;o)
    Anche a Dario Argento immagino piaccia come ambientazione!!!! Brrrrrrrrrr……

  2. came collocazione per il cimitero era sicuramente molto azzeccata….difatti..nascendo l’uomo sotto un cavolo…è giusto anche vi muoia e li seppellito….

    esempio di teoria del cavolo precicognana… :))

  3. La vita è curiosa. Proprio stamattina avevo trovato un bellissimo sito su Hitchcock http://www.hitchcockmania.it/index.htm
    e lo ritrovo segnalato in fondo alla ottima voce di Wikipedia. Il sito è ricco di molte e belle immagini di tutti i film di Hitchcock, consiglio una salutare e prolungata nuotata, a me sarà utilissimo.

    buon pranzo – o debbo dire buona colazione? Mbah!
    Primo

  4. Mitì, ma bisogna portare anche i fiori quando si va a sta biblioteca??
    Buona giornata…

    P.S. Oggi il mio server va…

    P.P.S.Come sempre un post da 10 e lode!!

  5. Bè io abito nel pieno centro del mio paesello e proprio davanti alla finestra della mia cucina c’è il vecchio cimitero.. quello antecedente all’editto di Saint Claude di Napoleone ormai è un terreno incolto.. ma all’epoca il vescovo fece più di uno scritto relativo ai contadini che coltivavano vigna ed ulivi all’interno del cimitero, è proprio vero che in Liguria la terra non basta mai

  6. Sei sempre fonte di nozioni,portavoce di progetti che ci aiutano a pensare positivo.
    Un abbraccio.Isa

  7. Isa, ecco, adesso comincio a canticchiare “io penso positivo perché son vivo perché son vivo” e non me la schiodo più dalla testa…;-***

  8. lo escluderei ……..e dopo aver gugollizzato “La podesteria di castiglione Chiavarese” di Fausto Figone
    il risultato non porta a nulla

  9. potrei dirti te lo fotocopio ma è un mattone se non ricordomale di 700 pagine….cmq magari prima o poi te lo presto

  10. non vale…lei è troppo dotta et istruita..lei è un enciclopedia vivente e scrivente ,lei ha assorbito tutto il sapere universale….ma lei quando è nata..è stata nutrita a CALMASTRONI…??????????

  11. Pingback: Placida Signora » Blog Archive » BarCamp Torino, mio piccolo contributo da lontano

  12. Pingback: Dal Mostro Di Via Consolata Ai Sussurri Di Piazza Bodoni: Brividi A Torino | Placida Signora

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.